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Gli studi di Lipset e Rokkan sulla diffusione delle linee di frattura nell'Europa occidentale hanno sottolineato la centralità che il cleavage di classe ha rivestito nel produrre una sostanziale omogeneità tra le costellazioni partitiche nazionali. Fino agli anni '50, infatti, i livelli di sviluppo economico e i processi di stratificazione sociale che ne sono derivati hanno plasmato le preferenze individuali dirottandole verso una indiscutibile connessione tra classe e partito rappresentata dal confronto liberali/socialdemocratici. Muovendo dal presupposto che i livelli di sviluppo economico possono rappresentare una condizione necessaria ma non sufficiente a produrre effetti sistemici in termini di frattura di classe, questo volume si propone di spiegare le differenze che hanno caratterizzato l'evoluzione degli allineamenti partitici post-comunisti mediante un'analisi di lungo periodo focalizzata sugli effetti prodotti dalla frattura di classe durante il periodo interbellico sotto il profilo strutturale, ideologico e organizzativo. A differenza dei paesi occidentali, dove tale frattura si diffonde in modo omogeneo su tutta l'area interessata, nell'Europa orientale è proprio la diversa distribuzione del cleavage di classe a determinare le differenze attuali tra i sistemi partitici nazionali, favorendo la tradizionale contrapposizione destra/sinistra soltanto in quelle regioni che tra le due guerre hanno sperimentato il conflitto tra operai e datori di lavoro.